Ho da poco terminato la realizzazione di un cablaggio che comprende una tratta dorsale in fibra ottica esterna tra due edifici del campus di un Cliente. La D.L. mi contesta che questo cavo ottico attraversa per un tratto gli edifici, perché secondo loro non è di tipo adeguato a causa della guaina in PVC. Io so che esiste un tolleranza sulla lunghezza del percorso interno dei cavi da esterno ma non sono sicuro di questa regola …
La questione si presta a diverse considerazioni e va spiegata bene. Il principio di base, sancito dalle normative tecniche e di sicurezza, stabilisce che non si possono installare all’interno degli edifici cavi non omologati per tale impiego, vale a dire non rivestiti con guaine LSZH o con caratteristiche ulteriormente protettive. Normalmente i cavi ottici per installazione in impianti esterni (il termine inglese è OSP, OutSide Plant) sono realizzati con robuste guaine in PVC che non devono sottostare alle normative riguardanti la propagazione della fiamma e l’emissione di fumi tossici, quanto piuttosto offrire adeguata protezione contro agenti meccanici, chimici e di altro genere per gli elementi trasmissivi contenuti al loro interno. Questi cavi sono genericamente definiti “non listed” cioè che non rientrano nella classificazione prevista dagli standard USA (per le caratteristiche della guaina secondo l’articolo 800.113 del NEC).
Esistono naturalmente standard europei e italiani molto dettagliati e severi riguardo la classificazione dei cavi sotto il profilo della pericolosità in condizione di incendio e rispetto all’emissione di fumi opachi e gas tossici o corrosivi. A questo proposito possiamo citare in particolare le norme:
- EN 50266 e CEI 20-22 sulle prove di incendio su cavi elettrici e le prova di non propagazione dell’incendio
- EN 60332-1 e CEI 20-35 sui metodi di prova comuni per cavi in condizioni di incendio
- CEI 20-36 sulle prove di resistenza al fuoco per cavi elettrici in condizioni di incendio e sull’integrità del circuito
- EN 50267 e CEI 20-37 sulla quantità e la corrosività dei gas emessi dei materiali
e che riguardano i cavi di segnale, in rame e fibra ottica ma anche i cavi elettrici e telefonici. Tornando agli standard USA – molto utilizzati a livello internazionale – in particolare il NEC (National Electrical Code) nella sezione 800 riguardante gli impianti di comunicazione ammette che i cavi OSP possano penetrare all’interno degli edifici senza alcuna protezione per una lunghezza massima di circa 15 metri (50 piedi) da cui il termine “50 feet rule” che è la regola a cui lei probabilmente si riferisce.
Tornando alla sua domanda possiamo confermare che la Direzione Lavori ha pieno diritto di pretendere che all’interno dell’edificio siano posati solo cavi con guaine di tipo LSZH; tuttavia riteniamo che possano essere applicate anche in Italia le eccezioni previste dal NEC riguardo la distanza massima 15 metri per cavi non omologati – un quantitativo che limita entro una soglia ritenuta accettabile l’apporto al carico d’incendio e al rischio di emanazioni pericolose.
Qualora, nel suo caso, non ci sia possibilità di accordo con la D.L. nei termini appena descritti, ci permettiamo di suggerirle alcune soluzioni che permettono di evitare il rifacimento del lavoro di posa ed attestazione del cavo ottico che, a quanto sembra di capire, è già installato nella sua posizione definitiva all’interno dell’edificio.
In generale è possibile rispettare gli standard sopra citati, continuando ad operare allo stato dell’arte, ma superare la limitazione di 15 m con l’accorgimento di adottare una protezione metallica chiusa, e adeguatamente collegata a terra, per i cavi OSP che si prolungano all’interno dell’edificio: si tratta in genere della soluzione più semplice ed economica, ma non è praticabile nel suo caso dato che i cavi sono già stati posati.
Esistono però dei rivestimenti ignifughi facilmente applicabili anche su cavi già posati (alcuni esempi sono illustrati nelle Figure 1 – 4), che sono comunemente reperibili presso i fornitori di materiale fire-stopping. Le suggeriamo di cercare nell’ampia offerta disponibile sui cataloghi di questo genere per individuare i prodotti/componenti più indicati per il suo specifico progetto.
Figura 1 – Rivestimento di protezione ignifuga per le passerelle di contenimento dei cavi: i cavi illustrati sono elettrici ma le protezioni possono essere usate anche per cavi di telecomunicazione in rame e in fibra ottica
Figura 2 – Rivestimento di protezione ignifuga per tubazioni o cavi
Figura 3 – Protezione ignifuga/termica per cavi OSP – vista con protezione aperta
Figura 4 – Protezione ignifuga/termica per cavi OSP come appare ad installazione completata – in posizione chiusa. I cavi che appaiono a fianco sono di tipo LSZH e quindi perfettamente in regola con le norme di sicurezza, senza necessità di alcuna protezione aggiuntiva
In linea di massima con queste semplici indicazioni dovrebbe essere in grado di risolvere il suo problema. Tenga in ogni caso presente, in prospettiva di successive installazioni, che la “50 feet rule” è una raccomandazione delle normativa americane e quindi, sebbene sia largamente utilizzata internazionalmente (anche nel nostro Paese) non è affatto detto che venga accettata in Italia, in quanto non trova un corrispettivo nell’ambito degli standard nazionali, europei o internazionali. L’esperienza sul campo ci conferma che sull’argomento possono nascere discussioni e contenziosi per cui, al fine di evitare rischi, è bene chiarire e concordare bene questo aspetto fin dalle prime fasi della progettazione; in mancanza di una esplicita accettazione di questa deroga è meglio evitare la posa di cavi OSP all’interno degli edifici.
In quest’ottica abbiamo due possibilità di scelta. La prima è quella di utilizzare cavi dotati di doppia guaina: una in PVC all’esterno ed un’ulteriore guaina, sotto quella in PVC di tipo LSZH. Si tratta di cavi studiati e costruiti per consentire una facile rimozione della guaina esterna una volta penetrati i muri perimetrali dell’edificio, in modo da lasciare esposta la guaina protettiva LSZH che risulterà perfettamente in regola per l’installazione indoor. In Figura 5 è illustrato un cavo ottico di questo tipo: la guaina nera esterna è realizzata in PVC ed offre sufficiente protezione lungo il percorso esterno del cavo, mentre la seconda guaina sottostante è prodotta con materiali LSZH e risulta compatibile con le omologazioni di sicurezza richieste per gli ambienti interni.
Fig. 5 – Un cavo ottico a struttura loose multi tubetto con doppia guaina: quella scura in PVC per la posa esterna è facilmente rimovibile (tramite gli appositi fili di sguaino), quella chiara LSZH è adatta alla posa interna.
Un’altra soluzione molto interessante è quella di realizzare dei giunti “pothead” ovvero dei giunti predisposti per separare fisicamente il cavo da esterno entrante dal cavo per uso indoor che prosegue all’interno dell’edificio: si tratta di una soluzione apparentemente un po’ più complessa e costosa che, però, valutando attentamente la specifica situazione, in molti casi risulta poi più efficace e conveniente.
Si tratta, in effetti, dell’approccio utilizzato da sempre nelle centrali delle compagnie telefoniche che, nel locale tecnico chiamato “sala muffole” separano i cavi di posa della rete esterna con i cavi di raccordo alle attestazioni sui permutatori interni. In questo caso un ulteriore motivo contribuisce a rendere conveniente l’adozione di un giunto di separazione: la possibilità di gestire con facilità e in modo ordinato lo “sfioccamento” dei cavi da esterno, soprattutto quando si tratta di grossi cavi multi-tubetto (o multi-coppia) che contengono un elevato numero di fibre ottiche (o doppini telefonici) che si possono così distribuire agevolmente sui permutatori.
Ad esempio un cavo ottico da 144 fibre può essere intestato con facilità su 6 diversi cassetti da 24 fibre ciascuno, anche in rack diversi, se utilizziamo un giunto pothead dove il cavo OSP da 144 fibre viene giuntato con 6 cavi da interno da 24 fibre ciascuno. È evidente il doppio ruolo del giunto che funge da separatore – e interrompe il cavo OSP per rilanciarlo con cavi dotati di rivestimento omologato per interni – ma agisce anche da elemento organizzatore suddividendo i gruppi di fibre e facilitando il lavoro di attestazione e organizzazione dei permutatori.
In Figura 6 è visibile un tipico box di giunzione predisposto per il fissaggio a muro (ad esempio sulla parete del cavedio di ingresso, se non si dispone di una vera e propria sala muffole).
Figura 6 – Un box di giunzione da muro utilizzabile per la realizzazione del giunto pothead di separazione tra cavo OSP e cavo interno
Figura 7 – Sala muffole di una centrale Stipel (ora Telecom Italia) degli anni ’50: si notano a destra i cavi della rete esterna da 1200cp con guaina in piombo che sono giuntati nelle muffole, sempre in piombo con cavi da 100 cp e guaina plastica a loro volta attestati sui permutatori [fonte: Archivio Storico Telecom Italia]
Fig. 8 – Una moderna sala muffole: in evidenza la ripartizione dei cavi ottici OSP da 144 fibre su cavi con guaina LSZH da 24 fibre ciascuno