Il mondo del test di certificazione si rinnova. Rinnovate le vostre competenze!

Il test di certificazione di un impianto in rame o in fibra ottica ha subito, in questi ultimi tempi, profonde modifiche per adeguarsi alle esigenze delle più recenti tecnologie e, soprattutto, delle più recenti applicazioni. Le novità riguardano le configurazioni di misura, le procedure, gli accessori indispensabili e gli strumenti stessi. Aggiornare le proprie competenze è indispensabile per gli installatori che devono eseguire i test, ma anche per i progettisti responsabili di scrivere le specifiche e per tutti coloro, utenti finali compresi, che devono valutare ed accettare i risultati.

di Giacomo Scalzo

Evolvono gli standard, gli strumenti e le competenze richieste ai tecnici

Il mondo del test di certificazione degli impianti di cablaggio è, da sempre, caratterizzato da una strana forma di apparente immobilismo non giustificata né da considerazioni tecniche né, tanto meno, dai contenuti delle normative del settore. È un argomento del quale si parla e si discute relativamente poco come se nessuno desse alla certificazione dell’impianto il valore e l’importanza che, al contrario, merita. Interessarsi alle problematiche legate al test di certificazione, seguirne le evoluzioni sul piano tecnico e normativo, è da molti, purtroppo, considerata un’attività, se non inutile, certamente di secondo piano rispetto ad altre per cui assistiamo molto spesso ad un pericoloso fenomeno di “delega” da una funzione all’altra nella catena di attività che porta all’impianto finito.

Pur senza voler generalizzare (esistono anche in Italia esempi di società ed organizzazioni che operano in modo altamente professionale), dall’esame di molti capitolati tecnici e dal contatto diretto con centinaia di operatori di questo settore, possiamo affermare che, in generale, il progettista e/o chi emette le specifiche per la realizzazione ed il collaudo dell’impianto, dimostra di avere una conoscenza molto approssimativa delle problematiche legate al controllo qualitativo finale; per specificare le operazioni di certificazione si ricorre spesso ad espressioni “standard” o riciclate da altri documenti, oppure approssimative, incomplete, obsolete, se non, addirittura, tecnicamente errate (quanti capitolati chiedono la certificazione di base di un link ottico con OTDR!!). In sintesi, il progettista si limita a richiedere, in modo generico, che la certificazione venga effettuata e scarica la responsabilità della corretta esecuzione delle misure sull’installatore. L’installatore, a sua volta, si affida interamente allo strumento che, se di ottima qualità e di ultima generazione, può, in effetti, aiutare molto ma… è solo uno strumento, e come accade con tutti gli strumenti, il risultato dipende in modo determinate da come lo si utilizza.

In estrema sintesi è un problema di conoscenza. Ma più che conoscenza intesa come informazione tecnica su strumenti, tecniche e procedure, sembra mancare la coscienza dell’importanza della fase di verifica qualitativa del lavoro eseguito e di quanto sia importante che le misure vengano eseguire nel rigoroso rispetto di regole ben precise perché abbiano significato e validità come momento di certificazione finale; se ci fosse questa coscienza, l’acquisizione e il mantenimento delle competenze tecniche specifiche sarebbe una conseguenza automatica.

Chiunque sia impegnato, a qualsiasi titolo, nelle fasi di pianificazione e realizzazione di un impianto per la trasmissione di dati, deve conoscere le caratteristiche, le procedure, le tecniche, i limiti, le difficoltà e le normative legate al processo di misura e certificazione e deve tenerne conto nello svolgimento del proprio ruolo. Il progettista, in primis. L’attività di certificazione verifica la rispondenza dell’infrastruttura ai requisiti di un documento di riferimento (lo standard), quindi il progetto deve essere redatto in ottemperanza quello stesso standard, e ogni deroga potrebbe avere influenza sul risultato del test. Facciamo un esempio: se in fase progettuale vengono utilizzati valori di attenuazione dei componenti un link ottico (fibra, connettori, giunzioni) diversi da quelli indicati dagli standard (pratica che dovrebbe essere utilizzata molto attentamente e sotto una serie di condizioni particolari, ma, oggi, molto diffusa), è indispensabile dare indicazioni molto precise e dettagliate a chi eseguirà la misura su come modificare le impostazioni dello strumento affinché il risultato (Passato/Fallito) sia effettivamente rappresentativo del comportamento di quel link. Se, come succede praticamente sempre, viene solo richiesto il test di attenuazione secondo lo standard, cadiamo nella situazione paradossale in cui il test viene effettuato con parametri più rilassati rispetto a quelli utilizzati nel progetto e, quindi, assolutamente inutile! Ma anche la definizione e la realizzazione fisica dell’infrastruttura vera e propria richiede la conoscenza delle tecniche di test: quanti sanno che la cablatura dell’armadio e la struttura dei percorsi dei cavi influenza pesantemente il tempo di test in una rete a 10Gb/s? Un impianto progettato e realizzato seguendo semplicissime regole (ma devono essere conosciute!) può rendere la misura di AXTALK (Figura 1) semplice e veloce, un’ora o poco più per impianti di qualsivoglia dimensione!

Figura 1 – Alien Crosstalk è il disturbo tra cavi che appartengono allo stesso fascio

Ci siamo limitati ad un paio di esempi ma ne potremmo citare molti altri. In definitiva l’attività di test e certificazione non è qualcosa che si fa quando richiesta e “on top” a tutto il processo che porta alla consegna dell’impianto, è, al contrario, un’attività che deve essere tenuta in considerazione durante tutte le fasi di sviluppo del progetto e della sua realizzazione, la fase finale è solo la mera misura strumentale, ma la “preparazione” di questa misura nasce da molto lontano.

Un’altra convinzione errata e, purtroppo, molto diffusa è che il test di certificazione si esegua sempre nello stesso modo. Nella mia lunga carriera di istruttore ho incontrato decine di installatori che per anni hanno utilizzato sempre le stesse procedure e sempre la stessa configurazione di misura (molto spesso errata), indipendentemente dalle caratteristiche dell’impianto da certificare. Ma come può la procedura di test rimanere immutata nel tempo se le prestazioni, le caratteristiche e le applicazioni degli impianti evolvono così rapidamente? Non dimentichiamo che le prestazioni di un link in rame si stanno avvicinando rapidamente ai 40 Gb/s (Cat. 8), che quando misuriamo un link ottico ci viene chiesto di valutare attenuazioni dell’ordine di 1,5 dB, che sui cavi di rete sempre più spesso viaggia anche l’energia elettrica che alimenta i dispositivi periferici (PoE) e che lo scenario applicativo dei cablaggi, con la convergenza di molti servizi sulla piattaforma IP, è quanto di più vario ci si possa aspettare. Tutto questo ha e non può non avere, importanti ripercussioni sulle metodologie e sulle procedure di misura che devono essere conosciute ed applicate se si vuole effettivamente certificare la rispondenza dell’impianto, non solo ai dettami degli standard di riferimento, ma anche e soprattutto, alle attese del cliente finale.

Nuove esigenze, nuovi standard, nuovi paramentri… e nuovi strumenti

Le prestazioni ottenibili da un cablaggio in rame hanno raggiunto limiti che solo qualche anno fa non sarebbero stati considerati realisticamente raggiungibili e neanche lontanamente immaginabili quando il “sistema” cablaggio strutturato è stato ideato. Il risultato è che oggi è necessario convivere con tecnologie di interconnessione la cui struttura di base è una scomoda eredità dal mondo della telefonia e, pertanto, non particolarmente adatte per trasportare segnali digitali ad alta velocità e dobbiamo operare con procedure e tecniche di installazione in campo che non risolvono il problema della forte dipendenza delle prestazioni finali dalla qualità della manodopera.

Senza scendere in dettagli che esulano dagli scopi di queste note, possiamo far risalire il problema principale alla (sempre più) ridotta ampiezza dei segnali trasmessi e ricevuti e, quindi, alla sensibilità del sistema ai disturbi.

Figura 2 – Le tecnologie di rete più recenti utilizzano segnali elettrici di ampiezza estremamente ridotta, quindi molto più vulnerabili nei confronti dei disturbi

Poter trasmettere segnali Ethernet fino a 10Gb/s su cavi in rame è stata una sfida estremamente impegnativa vinta grazie alla disponibilità di circuiti di interfaccia molto sofisticati ma anche grazie all’impegno dei costruttori di cavi e connettori che hanno realizzato strutture in grado di supportare carichi (in termini di frequenza) molto gravosi. Questo risultato è stato ottenuto grazie a delicati equilibri tecnologici e geometrici dove la qualità, in senso globale, gioca un ruolo determinante. Qualità senza compromessi per quanto riguarda il materiale, ma anche qualità di progetto e della manodopera. Il test è il “momento della verità”, è l’attività con cui si controlla e si verifica che tutto sia stato fatto a regola d’arte e che i risultati siano congruenti con le attese e pertanto anche i documenti di riferimento, gli standard, si son dovuti adeguare alle nuove esigenze.

Figura 3 – Il grado di bilanciamento della coppia è fondamentale per il rigetto dei disturbi provenienti da fonti esterne

Ecco quindi che ai parametri tradizionali e oramai familiari del test per un impianto in rame (IL, Return Loss, NEXT, PSNEXT, ACR-N, PSACR-N, ACR-F, PSACR-F, …, ecc.) si affiancano nuove sigle, certamente meno familiari, ma altrettanto importanti: PSANEXT, PSAACR-F, per quanto riguarda la diafonia proveniente da altri cavi; TCL, ELTCTL, per misurare il grado di bilanciamento delle coppie e controllare la capacità del cablaggio a rigettare il contributo di altre sorgenti di rumore eventualmente presenti nell’ambiente, Figura 3; la misura dello Sbilanciamento della Resistenza per garantire che l’impianto sia compatibile con applicazioni che prevedono la tele alimentazione in PoE delle unità periferiche, e l’elenco è destinato ad allungarsi. Tutti questi parametri sono descritti e specificati, ne sono definiti i limiti e, in qualche caso, anche le metodologie e le strategie di misura. Per la verità, per alcuni di questi parametri, per ora, non ne è richiesta obbligatoriamente la misura ma non perché la misura non sia importante (se viene stabilito un limite massimo è necessario verificare che non sia stato superato!) ma soltanto perché, almeno fin’ora, nessun tester era in grado di eseguirne la misura in campo. La recente disponibilità di strumenti certificatori in grado di misurare tutti questi parametri (per es. Fluke DSX 5000, Figura 4) e nuovi standard in via di completamento e approvazione (per es. IEEE 802.3bt) che imporranno l’esecuzione di queste misure, sono elementi che portano ad affermare che molto presto questi parametri rientreranno tutti nell’elenco delle misure obbligatorie.

Figura 4 – Esempio di schermate relativa alle misure dei nuovi parametri (Fluke Networks, sistema Versiv®)

Un processo simile sta avvenendo anche per quanto riguarda il test degli impianti in fibra ottica. In questo caso l’evoluzione delle prestazioni non ha generato nuovi parametri da sottoporre a misura ma ha ridotto progressivamente i limiti massimi di accettazione del praticamente unico parametro sotto analisi, l’attenuazione del link ed, eventualmente, dei singoli componenti il link stesso. Al crescere delle prestazioni, il bilancio energetico della linea è in gran parte destinato a garantire il corretto funzionamento dei circuiti di decodifica del segnale e la quota disponibile per compensare l’attenuazione del collegamento fisico si è progressivamente ridotta. Se per realizzare un collegamento ottico a 100Mb/s (100Base-FX) si avevano a disposizione ben 11 dB per il cablaggio, in un link a 40 o 100 Gb/s il limite da non superare per l’intero collegamento è di soli 1,5 dB e il test deve garantire che effettivamente il complesso dei cavi ottici e (tutti) i suoi connettori non attenui oltre questo valore. Per poter effettuare misure di attenuazione su valori così piccoli che siano ragionevolmente rappresentativi della realtà e che siano, soprattutto, stabili e ripetitive e che non dipendano dalla particolare sorgente luminosa che un determinato strumento utilizza, gli standard han dovuto ricorrere all’introduzione sia di configurazioni di misura ben precise (impostazione del riferimento ad una bretella o a tre bretelle) sia dell’utilizzo di ben precisi ed indispensabili accessori per eseguire le misure (bretelle di riferimento e condizionatori Encircled Flux).

Quando è necessario garantire valori così ridotti di attenuazione occorre prestare molta attenzione al grado di pulizia dei connettori ottici. La polvere, le impronte digitali e altre impurità che possono depositarsi sulla superficie terminale delle ferule, possono introdurre livelli di attenuazione assolutamente comparabili con l’attenuazione massima ammessa per l’intero collegamento. Se la pulizia meticolosa dei connettori è sempre stata raccomandata come pratica da eseguire con regolarità, sempre e comunque, per i collegamenti destinati a supportare le applicazioni più recenti deve raggiungere livelli che definirei maniacali perché non abbia impatti pesanti sul funzionamento stesso della rete. Ancora una volta gli standard si sono adeguati per riflettere queste esigenze, infatti IEC 61300-3-35 specifica esattamente la dimensione massima delle impurità tollerabili sul connettore in funzione della zona (ferula, cladding, core) su cui sono rilevate. Anche questi aspetti sono soggetti a verifica strumentale che oggi può essere eseguita in modo completamente automatico. Lo strumento della serie Versiv di Fluke Networks, identifica le impurità e la loro collocazione, ne misura le dimensioni ed emette un giudizio di Passato/Fallito in ottemperanza allo standard, Figura 5.

Figura 5 – Misura automatica del grado di pulizia di un connettore multimodale secondo lo standard IEC 61300-3-35 MM (Fluke Networks, sistema Versiv®)

Le competenze di chi certifica la rete

In un contesto che evolve così rapidamente, non è obiettivamente facile restare sempre perfettamente aggiornati. Da parte nostra dedichiamo a questi argomenti molti articoli della rivista, ma ci rendiamo perfettamente conto che un articolo può discutere e/o chiarire gli aspetti più critici di un argomento particolare ma, in generale, prevede la conoscenza propedeutica almeno delle conoscenze di base se non di tutto quello che ha preceduto quella particolare soluzione. L’articolo di aggiornamento, in altre parole, è interessante ed utile solo per chi è già “allineato” dal punto di vista delle conoscenze, altrimenti si rischia non solo di non comprenderne i contenuti ma anche di non saperne apprezzare l’importanza.

Dal nostro punto di osservazione come società di formazione, il livello di cultura tecnica in generale e, in particolare per quanto riguarda il test è, generalmente piuttosto basso. Ovviamente questo discorso, come ho già detto, non può e non deve essere generalizzato, ma avendo incontrato diverse centinaia di tecnici e di società di installazione grandi e piccole, qualche valutazione statistica possiamo azzardarla e il quadro che ne viene fuori non è certamente dei più incoraggianti.

Come si fa a parlare di aggiornamenti e di argomenti avanzati ad installatori che impostano sempre lo strumento per il test secondo gli standard TIA (americano) perché nell’elenco degli standard ISO (internazionali) o in quelli EN (europeo) non trovano le categorie del cablaggio? Come si fa a spiegare perché è necessario testare le fibre in regime di Encircled Flux se chi ti ascolta ha sempre utilizzato bretelle standard (e sempre le stesse!) e non conosce e non ha mai visto un mandrel (Figura 6)? Per non parlare, poi, dell’uso e della manutenzione dello strumento! Quanti sono i tecnici che eseguono regolarmente la calibrazione periodica dello strumento? E l’aggiornamento del software? E quanti conoscono le caratteristiche e le potenzialità del tester? È incredibile, ma esiste una larga fascia di utenti che utilizzano (e, spesso, male) solo una piccolissima percentuale delle funzionalità messe a loro disposizione dagli strumenti moderni, funzionalità che permetterebbero, se conosciute, non solo di eseguire il lavoro “a regola d’arte” ma di far risparmiare loro moltissimo tempo (e quindi denaro) sia in fase di test che di ricerca guasti.

Figura 6 – Accessori per il controllo delle condizioni di lancio. Mandrel e bretelle Encircled Flux

Sul web è possibile rintracciare molta documentazione tecnica sull’argomento ma, purtroppo, questo metodo di acculturamento e aggiornamento non sembra molto seguito dalla grande maggioranza degli installatori coinvolti con le attività di certificazione. I motivi principali sono da ricercarsi nella frammentazione delle informazioni, che impedisce una progressione lineare dell’apprendimento a partire dal bagaglio di conoscenze posseduto, dalla difficoltà nella selezione dei documenti realmente interessanti e aggiornati e, soprattutto, dalla barriera rappresentata dalla lingua inglese.

Il metodo migliore per accrescere le proprie competenze resta ancora il corso in aula, in cui, l’interazione discente/docente permette di risolvere ogni problema di comprensione e permette di colmare rapidamente ed efficacemente anche eventuali lacune nelle conoscenze di base.

Un altro aspetto molto importante per il tecnico che partecipa ad un corso di formazione è la certificazione delle competenze acquisite. La preparazione tecnica è un patrimonio per l’installatore, ma soprattutto per il cliente finale, per chi, cioè, in ultima analisi coglie i frutti della preparazione di chi ha eseguito il lavoro. Le competenze acquisite devono, pertanto, essere facilmente dimostrabili e supportate da opportune garanzie in modo che possano rappresentare, per l’utente finale o per chi si avvale di quella figura professionale, un valido elemento di valutazione e di scelta.

Un corso di formazione su questi argomenti dovrebbe, pertanto, possedere queste caratteristiche:

  1. Essere completo. Non dovrebbe dare niente per scontato di quella che è la materia specifica del corso e coprire tutti gli argomenti per portare il discente ad un livello di preparazione che lo metta in grado di affrontare qualunque problema legato al test di un impianto moderno.
  2. Essere flessibile. Non dare per scontata la piena conoscenzadelle informazioni più elementari da parte di tutti gli allievi; se necessario, l’istruttore deve, nei limiti di tempo a disposizione, chiarire ogni dubbio e colmare ogni lacuna anche al di fuori di quelli che sono i contenuti specifici del corso.
  3. Insegni ad utilizzare lo strumento. Tutte le regole da seguire per ottenere una misura tecnicamente valida e come utilizzare le funzioni a supporto dell’attività di certificazione e di debugging.
  4. Essere ricco di esercitazioni e di esempi pratici. In modo da consolidare con la pratica tutte le nozioni apprese ed acquisire autonomia operativa.
  5. Rilasciare un attestato che certifichi le competenze raggiunte sulla base di un rigoroso esame tecnico finale.

La certificazione CCTT™ di Fluke Networks

Fluke Networks, società leader nel settore della strumentazione per l’analisi delle reti, risponde a queste esigenze con un corso specifico orientato a rilasciare la certificazione internazionale CCTT™ (Certified Cabling Test Technician), Tecnico Certificato per il Test del Cablaggio.

Questo corso, istituito già da alcuni anni, si svolge con le stesse modalità e gli stessi contenuti in tutto il mondo e ha raccolto migliaia di tecnici sotto una designazione, CCTT™, che è diventata sinonimo di alta competenza nel settore e garanzia di certificazioni di impianti di rete eseguite nel rispetto delle normative e delle procedure più corrette.

In ogni nazione, Fluke Networks ha selezionato società di formazione o figure tecniche indipendenti ai quali affidare la traduzione nella lingua locale e l’erogazione del corso (Figura 7). Tutte queste figure professionali devono seguire, a loro volta, un severo programma di formazione e aggiornamento per poter mantenere lo status di istruttori autorizzati (Figura 8).

Figura 7 – La squadra europea di istruttori certificati per il programma CCTT di Fluke Networks (Eindhoven – NL, 28/3/2014)

Figura 8 – Anche gli istruttori devono superare un rigoroso esame

Il corso si rivolge, naturalmente, agli installatori che eseguono materialmente i test, ma anche ai progettisti che mettono a specifica le condizioni e le metodologie di misura e agli utenti finali che così ricevono tutte le informazioni per poter valutare la correttezza del processo di certificazione del proprio impianto e possono interpretare nei dettagli il rapporto di certificazione che la società installatrice rilascia loro.

Per l’Italia la società selezionata è Spring che ha già certificato CCTT™ oltre 500 professionisti tra installatori, progettisti e utenti finali. La certificazione CCTT™ (Figura 9) ha validità triennale, alla scadenza del triennio deve essere rinnovata frequentando un corso di aggiornamento e sostenendo nuovamente l’esame. La scadenza temporale della certificazione è un’ulteriore garanzia che il tecnico in possesso del titolo CCTT™ è al passo con l’evoluzione di un settore dell’impiantistica caratterizzato da grande dinamicità.

Figura 9 – Il diploma che attesta la competenza dell’installatore nell’attività di test e certificazione

I contenuti del corso CCTT™ di Fluke Networks

Il corso per ottenere la certificazione CCTT™ erogato in Italia da Spring risponde a tutte le caratteristiche di un corso ideale che abbiano enunciato.

Il programma formativo prevede una prima sezione propedeutica che fornisce le basi essenziali di conoscenza sull’architettura, la topologia, la tecnologia dei componenti e le criticità di un sistema di cablaggio strutturato, con particolare attenzione a tutti gli aspetti che, in qualche modo, sono correlati alle procedure e alle tecniche di misura, ovvero gli elementi fondamentali per poter apprendere ed eseguire correttamente le attività di test e troubleshooting.

Successivamente vengono affrontati dettagliatamente – in modo progressivo e sistematico – tutti gli aspetti tecnici e procedurali legati sia alla certificazione di base che a quella secondo tecniche e modalità avanzate, alternando la spiegazione teorica con esempi ed esercitazioni pratiche.

Per i sistemi in rame, la certificazione di base comprende l’esecuzione del test dei parametri fondamentali secondo l’indicazione degli standard per ogni tipologia di cablaggio fino alla Classe FA (componenti di Cat.7A), mentre la certificazione avanzata riguarda principalmente i test aggiuntivi per l’accettazione delle reti che prevedono l’utilizzo di applicazioni a 10Gb/s e include l’analisi dei fenomeni di Alien CrossTalk. La certificazione degli impianti di cablaggio in funzione dell’applicazione Ethernet 10GBase-T, infatti, rappresenta oggi la sfida più impegnativa non solo per gli strumenti, ma anche per i tecnici che devono eseguirla. Ethernet 10G, infatti, non solo richiede un test di base esteso fino alla frequenza di 500 MHz, ma impone anche la verifica del parametro di AXT, cioè la diafonia tra cavi adiacenti. Le procedure di test tradizionali, fino ad oggi si sono limitate ad analizzare tutta una serie di parametri elettrici facenti parte dello stesso canale di trasmissione (misure in-channel), una verifica impegnativa per lo strumento, ma relativamente semplice da eseguirsi. Il test esteso all’interazione tra canali diversi impone, al contrario, la conoscenza e il rispetto di procedure non banali sia per la scelta corretta dei circuiti disturbanti e del cavo-vittima che per la conduzione del test (Figura 10).

Figura 10 – Configurazioni di test per la misura di PSANEXT e PSAACR-F

Per i sistemi in fibra ottica, la certificazione di base prevede la misurazione del parametro di attenuazione secondo il metodo identificato con le sigle LSPM o OLTS. Il metodo viene descritto seguendo rigorosamente le raccomandazioni fornite dagli standard internazionali più recenti, un requisito essenziale per ottenere una misura corretta, stabile e invariante rispetto a fattori aleatori – soprattutto quanto i valori di perdita sono molto piccoli come richiesto dalle attuali e future applicazioni di rete.

Figura 11 – Un moderno strumento OTDR (Fluke Networks, sistema Versiv®)

La sezione dedicata alla certificazione avanzata prepara i tecnici ad servirsi dello strumento OTDR. Gli Optical Time Domain Reflectometer rappresentano quanto di più versatile e potente la tecnologia mette a disposizione per l’analisi delle reti in fibra ottica. Con l’utilizzo di un OTDR è possibile esaminare il comportamento di ogni singolo elemento che compone il collegamento: la fibra ottica, i connettori, le giunzioni, ecc. Un tracciato OTDR, associato al rapporto di certificazione, rappresenta la prova inconfutabile che l’installazione è stata fatta “a regola d’arte” in ogni singolo dettaglio e inoltre, se correttamente interpretato, costituisce uno strumento potentissimo di diagnosi in caso di malfunzionamento e di ricerca guasti perché permette di identificare con immediatezza e sicurezza l’esatto punto della tratta dove è presente un eventuale problema. La conoscenza dello strumento e delle tecniche di interpretazione del grafico risultante è fondamentale per una corretta lettura dei risultati e per poter sfruttare le enormi potenzialità di questa categoria di analisi.

Il corso Fluke Networks CCTT erogato da Spring in Italia, comprende una nutrita serie di esercitazioni mirate a prendere confidenza con gli strumenti di ultima generazione e con tutte le tecniche e procedure descritte nelle sessioni teoriche. Una parte significativa delle esercitazioni è dedicata all’uso delle funzioni diagnostiche e comprende una nutrita serie di casi pratici in cui l’allievo deve, autonomamente e con il solo ausilio dello strumento certificatore, diagnosticare il problema presente sul link e identificare con precisione il punto esatto del collegamento dove intervenire per risolvere il malfunzionamento.

Figura 12 – Le funzioni di analisi HDTDX e HDTDR, danno un’indicazione molto precisa del tipo di malfunzionamento e criticità presente nel cablaggio e permettono di localizzarne il punto con precisione.

La certificazione CCTT™ di Fluke Networks, ed il corso che permettere di accedere all’esame, è stato storicamente proposto sulla base delle diverse piattaforme di strumenti certificatori Fluke Networks che si sono succedui nel tempo: DSP 4000, DTX 1800 e ora è proposto anche sulla nuovissima piattaforma Versiv™.


Per tutti coloro che volessero maggiori informazioni sul corso SPRING/Fluke Networks per ottenere la Certificazione Internazionale CCTT e conoscere le date e le sedi di effettuazione nei prossimi mesi, consultare il sito www.spring-italy.it, mandare una mail all’indirizzo segreteria-corsi@spring-italy.it